2016, un anno di sport

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E’ stato un anno di underdogs, di protagonisti inaspettati e quotati bassi.

E’ stato l’anno del Leicester, della finale tutta colombiana in Libertadores, delle bibite energetiche che vincono in Austria e mettono pressione ai bavaresi del Bayern in Germania, del neo pallone d’oro Cristiano Ronaldo che fallisce l’obiettivo Champions League e consegue un insperato alloro europeo coi compagni di nazionale del Portogallo, senza nemmeno incidere moltissimo sulle sorti del torneo lusitano.

E’ stato l’anno della Chapecoense, underdog dal sogno spezzato da un beffardo quanto tragico incidente aereo.

Del ritorno a Cleveland di un titolo nello sport professionistico atteso per più di 50 anni, della Gran Bretagna che “depreda” la Cina di una medaglia d’oro sulle 8 disponibili nel programma tuffi olimpico, della superstar emergente Cam Newton sconfitta dal vecchio Peyton Manning nelle finali del Superbowl.

E’ stato un anno di personaggi e di addii.

Abbiamo assistito alla fine di epoche e all’avvento di nuovi trend nel mondo dello sport.

Lo sport è in forte salute e in diffusione in tantissimi angoli del globo, le Olimpiadi rappresentano in tal senso una vetrina fondamentale per tantissimi Paesi e discipline normalmente ai margini dell’interesse visivo ed emozionale degli appassionati.

In questo, forse, il balletto del pesista di Kiribati per mettere all’attenzione del globo intero l’innalzamento delle acque causato dal surriscaldamento globale che minaccia costantemente l’esistenza stessa del suo piccolo paese insulare, si erge quale momento tra i più rilevanti dell’intera annata: lo sport come veicolo di comunicazione di problematiche assolutamente e apparentemente incompatibili con la sua “normale” veste di contenuto da intrattenimento o da emulazione del singolo gesto sportivo.

E’ in base a questi spunti che tenteremo di stilare un elenco del tutto personale e privo di categorizzazioni canoniche, se non in certi casi, delle faccende più rilevanti di questa annata sportiva, scusandoci in anticipo per ogni momento dimenticato e per ogni opinione, assolutamente plausibile, che potreste avere in disaccordo con noi sulla bontà dei “vincitori” di ogni “Supporter prize” da noi assegnato.

PERSONAGGIO SPORTIVO MASCHILE 2016: LeBron James. Vincitore del tanto agognato titolo in Ohio, personaggio dell’anno anche per Sports Illustrated, James merita questo riconoscimento anche da noi di Supporter. La resilienza dimostrata da lui e dai suoi Cleveland Cavaliers, in una finale quasi compromessa sul 3 a 1 per i Warriors del bi MVP Stephen Curry, è simboleggiata dal GESTO SPORTIVO MASCHILE 2016, la stoppata su Andre Iguodala, lanciato in campo aperto in gara 7 verso il canestro, icona per molti anni a venire in uno sport talmente ricco di momenti spettacolari che, quando un singolo gesto si stagli sugli altri con così tanto vantaggio, non se ne può non celebrare la grandezza e l’atemporalità degna di ogni momento leggendario che travalichi la stessa concezione dello sport e si consegni alla Storia.

GIOCO DI SQUADRA 2016: Golden State Warriors. Prendere uno sport, dissezionarlo nei suoi canoni classici, fare di una strategia universalmente perdente un modo per giocare, vincere e dominare. Merce dei GSW e del loro staff tecnico, capitanato da Steve Kerr. Small ball, seven seconds or less, circolazione di palla, no agli isolamenti, no all’hero basketball se non in alcuni sparuti episodi in cui il folletto col 30 ha dimostrato di dominare da Davide in una lega di Golia, un record in regular season di 73-9 che batte lo storico primato dei Bulls targati sua altezza aerea Micheal Jordan. Sono andati a sbattere, in finale, contro il muro Cavs, e contro alcuni errori di gestione mentale e fisica del roster. Ci riproveranno quest’anno dopo un’altra mini rivoluzione che ha visto allontanarsi molti dei protagonisti dell’annata 2015-2016 e l’innesto di un altro dei mammasantissima del gioco: Kevin Durant, in un divorzio da quel Russell Westbrook che nel primo spicchio della stagione 2016-2017 sta mettendo insieme numeri da capogiro in una ossessiva ed estenuante corsa “solitaria” nel deserto tecnico di OKC.

PERSONAGGIO FEMMINILE 2016: Maria Sharapova. La conferenza stampa in cui annuncia il suo essere positiva al doping e in particolare al Meldonium sono testimonianza di alcuni aspetti dello sport che si tende a semplificare o a dimenticare. Cosa è il doping? In cosa si differenzia dai trattamenti medici, dall’alimentazione? Chi bara? Il caso della Sharapova, “curata” o meno per altri disturbi con un farmaco dagli effetti dopanti, solleva molte questioni irrisolte sul mondo delle sostanze proibite. E rilancia molte produzioni documentaristiche e talvolta romanzate sull’infinita corsa tra ladri e produttori di antifurti: la strenua lotta tra i maghi del farmaco e i controllori antidoping che hanno l’ingrato compito di produrre protocolli mesi o anni dopo dalla scoperta di nuovi metodi per aggirare i controlli.

PERDITA DELL’ANNO 2016: Johann Cruyff. Innovatore, calciatore, icona pop. Cruyff ha rappresentato moltissimo per il calcio e per lo sport. Uno scienziato, metà metodo, metà talento, prestato al mondo del pallone di cuoio. Leggenda di essenzialità e stile, pioniere del professionismo reale nel calcio, produttore di dissonanza cognitiva per un inaspettato quanto morboso vizio del fumo a cui non riuscì mai a rinunciare. A lui dobbiamo la diffusione di un modo di giocare e pensare il calcio più accademico che passionale, o più filosofico; un modo di coniugare raziocinio e voglia di giocare a pallone mai visto prima nella storia del gioco.

SINGOLA PRESTAZIONE SPORTIVA 2016: Adam Peaty, Gran Bretagna. In un’olimpiade ricca di personaggi di sport negli sport singolari, dai protagonisti dell’atletica come il bicampione di 100 e 200 piani Usain Bolt, primo nella storia a centrare la “doppia tripletta” in tre edizioni consecutive dei Giochi, ai campioni del nuoto come Phelps e la “cannibala” Katie Ledecky, scelgo il 57.13 con cui il ragazzo ventunenne inglese ha sostanzialmente demolito il suo stesso record precedente e in generale abbattuto una barriera che fino a nemmeno vent’anni fa si attestava sul minuto nei 100 rana. 3 secondi in meno da quel muro equivalgono a 4, 5 giri di pista di vantaggio in una gara di Formula Uno, in cui Nico Rosberg, PERSONAGGIO VINCENTE CHE SI RITIRA DELL’ANNO 2016 ha rappresentato un altro momento di superhype mediatico da non dimenticare.

PRONOSTICO RISPETTATO 2016: La vittoria di Peter Sagan ai mondiali di ciclismo nella prova in linea maschile. Lo hanno aspettato, lo hanno marcato, lo hanno sfiancato, era l’unico vero grande favorito della corsa svoltasi a Doha in Qatar, non proprio il posto ideale per clima e tradizione per una gara ciclistica, ma alla fine non c’è stato comunque nulla da fare. Il cannibale slovacco ha vinto ogni cosa gli sia stato possibile vincere, col suo solito sense of humour disarmante che lo rende protagonista anche davanti alle telecamere (storica la sua intervista post gara proprio alla fine della corsa iridata, in cui non ha fatto altro che sottolineare quanto stia impazzendo il mondo riferendosi alle faccende del terrorismo). Il suo stile da ex biker impreziosiscono il mito in costruzione attorno all’atleta.

GESTO SPORTIVO ASSOMIGLIANTE A UN CARTOON 2016: La skyball del giocatore di beach volley Carambula alle olimpiadi. La battuta del pallavolista italiano, rassomigliante in moltissimi dettagli a quella della giocatrice col caschetto azzurro nemica di Mila Azuki nel famoso manga giapponese sulla pallavolo, vince in un’annata di gesti sportivi più simili a skill da supereroi che da atleti. La già citata stoppata di James su Iguodala, il tiro da centrocampo di Curry in una partita risolta ai supplementari di regular season sui Thunder, il gol di Florenzi contro il Barcellona in Champions, compongono un rapido quadro illustrato di attimi estemporanei di sport.

GESTO SPORTIVO ICONICO DELL’ANNO 2016: Il rovescio di Stan Wawrinka. Un movimento consacrato in quest’annata e consegnato definitivamente ai manuali della storia del tennis. Assieme alle volée di McEnroe, al servizio puntando in alto la caviglia di Sampras, al dritto a sventaglio di Federer, al rovescio bimane in lob di Manolo Santana, al rovescio in back di Steffi Graf e ai tweener di Yannick Noah, nella hall of fame di questo sport ci entra anche l’elegantissimo rovescio a una mano di Stan Wawrinka, un colpo micidiale quanto bello stilisticamente.

FUGA PER LA VITTORIA 2016: i goal realizzati in contropiede da Jamie Vardy, punta di diamante di un Leicester inaspettato ed operaio guidato dal romano Claudio Ranieri verso una storica Premier League.

RACCONTO DELL’ANNO 2016: La storia di Muhammad Ali, altra leggenda recentemente scomparsa. Il racconto di Federico Buffa, ancora in corso di svolgimento sulle reti Sky, già dal primo episodio promette di essere il pezzo giornalistico sullo sport più affascinante dell’anno. Coniugando sport, storia e costume, un vero e proprio viaggio tra 60 anni di vita, acmè e declino compresi, di uno sportivo e di un uomo assolutamente unico nel suo genere. E’ stato un anno particolare per il giornalismo sportivo in generale: lo “storytelling” legato alle narrazioni delle vicende delle vite dei protagonisti sportivi vive un boom in cui blog, giornalisti professionisti e improvvisati e semplici utenti dei social network contribuiscono a una voglia sempre più evidente di raccontare lo sport sviscerando dettagli prima normalmente tralasciati o banalizzati.

In conclusione, questo del 2016 verrà ricordato come un anno di transizione.

Da modi vecchi di guardare sport, fare sport, raccontare sport.

Un anno in cui il termometro della salute sportiva ha segnato temperature incoraggianti, un anno in cui molte vecchie abitudini degli sport professionistici sembrano mutare verso nuovi modi di intendere lo sport sia a livello organizzativo che tecnico.

Un anno di sport. Ciao 2016, benvenuto 2017. E tanti auguri da Supporter.

 

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