Debito pubblico

Il debito pubblico é il debito di tutte le amministrazioni pubbliche di un paese, composto principalmente da titoli e da prestiti. Sono strumenti cui anche i soggetti privati possono ricorrere per finanziare le spese che eccedono le entrate. É possibile, dunque, sia per i privati sia per le pubbliche amministrazioni, spendere più della disponibilità annuale. Tuttavia, sarebbe buona norma prevedere un bilanciamento delle entrate e delle uscite su periodi più lunghi.  Ciò significa che chi prende a prestito dovrebbe creare le condizioni per poter restituire, ad un certo punto nel tempo, quel prestito. In assenza di questa previsione, si può o cambiare il creditore sostituendo un debito con un altro oppure, quando la prima possibilità non é disponibile, riversare sul creditore originario tutto il peso del debito. É il classico caso del fallimento. Si ha fallimento, o default, quando emerge con chiarezza che il debitore non é più in grado di pagare i suoi debiti. É la crisi del debito, con conseguenze spesso disastrose. In queste circostanze possono ritrovarsi le imprese, le famiglie, le pubbliche amministrazioni, le intere economie. Questo é il momento in cui il loro patrimonio viene attaccato, sicché quelle famiglie, quelle imprese e quelle pubbliche amministrazioni possono ritrovarsi nella impossibilità di proseguire la loro attività normale.

Si tratta di situazioni estreme nelle quali, negli ultimi anni, molte famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni si sono ritrovate. Anche le pubbliche amministrazioni italiane sono state a volte sul punto di entrare in tale spirale critica. Si tratta di quella spirale che scatta quando diventa sempre più difficile sostituire il debito esistente, e che va a scadenza, con nuovo debito. In questi casi, infatti, il debito diventa sempre più oneroso, con interessi sempre più alti. Se non si riesce a risparmiare sulle altre spese, generando ciò che é noto come avanzo primario, il debito crescerà innescando una spirale che porterà ad una crescita ulteriore del debito. Le semplici dimensioni del debito delle pubbliche amministrazioni italiane bastano a segnalare la gravità della situazione. Nel 2013 il debito pubblico italiano é cresciuto rispetto all’anno precedente, raggiungendo una quota pari a più del 130 per cento di ciò che ogni anno si produce in Italia.  É stato, così,  abbondantemente superato il livello di guardia che l’Unione Europea ha fissato al 60 per cento. Si tratta di una soglia convenzionale, di prudenza, che le pubbliche amministrazioni dei paesi europei dovrebbero rispettare per continuare ad essere affidabili e solvibili.  Fuori da quella soglia, soprattutto quando si é molto lontani da essa, si corre il rischio di mettere in pericolo la solidità patrimoniale di quelle amministrazioni, e dunque la loro capacità di assolvere alle funzioni che le leggi del paese hanno loro affidato.

Ci si chiede spesso se esiste, per il nostro paese, una strada per uscire da questo costante pericolo di inaffidabilità. Ciò che é a rischio é proprio la capacità di quelle amministrazioni di svolgere adeguatamente le loro funzioni. Le strade sono due e sono quelle che qualunque famiglia o impresa seguirebbe: ridurre le spese e vendere una parte del patrimonio, quella non strettamente necessaria allo svolgimento della normale attività. Sembra proprio che nessuna delle due possibilità sia stata perseguita fino in fondo.

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