Da Tor di Quinto a Peristeri passando per Lodz: Stefano Napoleoni, un pellegrino del football scelto dal Bello di Notte.

La stagione 2005/06 è stata forse la stagione più significativa della Serie A degli ultimi vent’anni, lo scandalo Calciopoli di cui abbiamo fatto altri accenni in precedenza, la prima storica retrocessione a tavolino della Juventus, il titolo iridato della nazionale a Berlino. Uno dei dati secondari ma non meno importanti di quella stagione però fu un altro; per la prima volta infatti il calcio italiano, complice anche l’ampia vetrina dovuta al titolo mondiale, viene letteralmente spogliato dei suoi campioni migliori, alcuni dei quali assoluti protagonisti dell’undici di Marcello Lippi.

Non più quindi giocatori secondari o in cerca di riscatto cercano l’esodo verso altri campionati europei e non per un buen retiro o per trovare spazi in campo qui perduti ma saranno le nostre prime donne a scegliere piazze come Madrid, Monaco di Baviera, Barcellona o progetti ambiziosi come Wolfsburg e Lione. Nel giro di un anno infatti Cannavaro, accompagnato dal non iridato campione mondiale  Cassano, sbarcherà a Madrid con Capello, Toni e Oddo al Bayern Monaco, l’uomo di Berlino Grosso andrà a Lione, Zambrotta al Barça infine Zaccardo e Barzagli nel Wolfsburg di Dzeko e Grafite, andando a vincere anche il titolo della Bundesliga.

Tutti campioni di altissima caratura, tutti pronti ad affrontare una realtà diversa dalla nostra serie A da assoluti protagonisti e con maglie molto pesanti.

A fare da contraltare alla storiografia ufficiale del calcio italiano però c’è la storia di un ventenne romano e romanista che nel 2006 divenne campione nazionale juniores con la maglia del Tor di Quinto, squadra dell’omonimo rione romano, un ragazzino allora che come tanti altri coltivava il sogno di approdare al professionismo e perché no un giorno spiccare il volo verso mete oltralpi prestigiose come quelle scelte da Toni &co.

Stefano Napoleoni, che di ruolo fa l’attaccante esterno e il trequartista all’occorrenza, arriverà al professionismo proprio in quel 2006, anno di esodo, senza mai calcare una categoria professionistica italiana, scegliendo come rampa di lancio un’esperienza mai intrapresa da nessun altro calciatore italiano: la massima serie polacca.

Ma cosa porta un pischello romano a giocare nel Widzew Lodz? E chi ci si chiede?

Fu l’occhio esperto di Zibi Boniek, il Bello di notte ex Juve e Roma a notarlo nei suoi giri di perlustrazione nei campi di periferia romani, proponendogli l’occasione singolare di mettersi in mostra proprio nel club che lanciò l’ex campione polacco prima di arrivare in bianconero. A fare compagnia a Napoleoni ci fu pure Dayo Oshadogan, difensore con una buona carriera tra A e B e primo italiano figlio del meltin pot a vestire l’azzurro, essendo infatti per metà nigeriano.

Come facile da supporre l’ambientamento nella Ekstraklasa non fu morbidissimo, ma alla prima occasione Napoleoni mostra subito il suo talento diventando in breve tempo un punto fermo della prima squadra a soli 21 anni. Complici alcuni dissesti tecnici ed economici, il Lodz nel secondo anno di permanenza di Napoleoni retrocede. Dopo qualche mese nella B polacca, il picaro romano dalle estrose treccine che ricordano eclettici numeri dieci come Okocha e il Tevez corinziano, trova una nuova strada per la sua carriera, sempre nell’Europa minore del calcio.

La piccola squdra greca del Levadiakos punta su di lui per affrontare l’Alpha Ethniki, massima serie ellenica, dominata dai club atenesi e tessalonicesi. Napoleoni non perde occasione, preferendo il club greco a varie offerte provenienti dalla nostra C, sperando in una vetrina migliore lì dove già giocano altri italiani come Cirillo, Savini e Sorrentino.

L’impatto nel campionato ellenico fu positivo per il giovane attaccante romano che in breve tempo riuscì a conquistare allenatore e pubblico, affermandosi tra i migliori stranieri della lega greca pur giocando in una squadra dalle ambizioni modeste.

Ma come avvenne in Polonia, anche per le sorti del Levadeiakos la sorte è la stessa e dopo il primo anno Napoleoni si ritrova nella cadetteria greca, scegliendo di rimanere in forza al club che aveva scommesso su di lui dopo la retrocessione col Widzew Lodz.

Dopo un anno di purgatorio e il riapprodo in Alpha Ethniki condito da 8 marcature, Napoleoni lascia la provincia greca e si avvicina alla capitale approdando nell’ambizioso Atromitos di Peristeri, club di una città facente parte dell’area metropolitana ateniese. Società dalle buone risorse e dal pubblico caldo, l’Atromitos cerca di farsi largo tra le grandi di Grecia, alcune colpite dalla crisi economica come lo storico AEK, riuscendo per due anni di fila a raggiungere L’Europa  League.

Stefano fa sempre la parte dell’uomo del guizzo finale, trovando sempre più spazi da titolare risultando nello scacchiere della squadra di Peristeri un giocatore fondamentale, al fianco di figure storiche come Katsouranis, campione d’Europa con  la nazionale miracolosa di Rehhagel e di due ex conoscenze italiane, Nastos difensore ex Vicenza e Perugia e Marcelinho, fino a gennaio in forza al Catania.

Eclettico e coraggioso, sia per le scelte che hanno caratterizzato la sua carriera che per il modo di giocare, a volte spettacolare e decisamente “sudamericano” per i colpi, famose alcune sue marcature in rovesciata o vari numeri da circo tipo elastico e Rabona, Napoleoni ha mostrato spesso un carattere sfrontato e sarcastico.  Appena approdato a Peristeri fu protagonista di un siparietto col presidente il quale gli negò il “10” per auto assegnarselo. Spiazzato dalla scelta bizzarra, Napoleoni di risposta sceglie la maglia numero “1” pur essendo lui una punta, mostrando tutta la pasta di chi ha giocato nella polvere delle periferie e la personalità di chi non ha alcun timore reverenziale.

A distanza di dieci anni dall’inizio di questo lungo viaggio giunto sulle sponde dell’Egeo, mare che ha cullato miti e leggende della nostra cultura, non si sa ancora quale possa essere la prossima tappa intrapresa da questo ragazzo “Core de Roma” che ha vissuto il calcio di confine partendo dalla provincia, trovando fortuna un po’ per caso un po’ con spirito audace, cogliendo l’occasione al momento giusto, al contrario dei molti talenti che per varie ragioni naufragano nel dilettantismo aspettando invano un’occasione nel salotto buono del professionismo italiano.

Magari non avremo mai il piacere di poter ammirare le “biciclete” che infiammano il pubblico del Peristeri Stadium, e conoscendo il personaggio ci si può aspettare un futuro in Turchia, Australia, Messico chi lo sa; come dice però un noto detto “Tutte le strade portano a Roma”, del resto Enea passò dai Dardanelli per raggiungerla, evitando l’ingorgo del Grande raccordo anulare verrebbe da dire con ironia romanesca; speriamo quindi che basti questo a Stefano Napoleoni per poter trovare meritata gloria anche lì in quella Roma dove è partita la sua avventura, perché ogni eroe ed esploratore curioso alla fine sogna sempre di ritornare nella propria Itaca.

 

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