Scusi, le piace Brahms? – Frida Kahlo

– Scusi, le piace Brahms, signora Kahlo?
– Che domanda astrusa. Nessuno, finora me lo aveva chiesto. Perché proprio Brahms, a me che sono, come dite voi, “extracomunitaria”?… Ah, io “extracomunitaria”! Io che alla comunità ci ho creduto fino ad ogni vertebra martoriata del mio corpo. Comunque, le parole non mi sono mai piaciute mettono in continuo repentaglio i pensieri. Le mie ossa cantavano, sa? Le sentivo, quando dipingevo. Panson me lo ripeteva sempre, io non dipingevo, io facevo suonare i colori. Io sono stata la musicista della mia vita.
– Mi dispiace, non volevo contrariarla, anzi la ringrazio per avermi concesso il suo tempo.
– Qui tempo ce n’è più di quanto ne ho bisogno. Voi credete di vivere il tempo: ah, come vi sbagliate! mi sbagliavo anche io. Io – non lo nego – ho creduto di vincere il tempo e la sua eternità. E invece è il tempo che mi ha vissuto. Riesce a cogliere la differenza?
–  A dir la verità, se potesse chiarire il suo pensiero gliene sarei grato… la nostra radio si rivolge per lo più ai giovani e quelli il tempo ce l’hanno tutto davanti.
– Non mi dica che vuole che le spieghi il mio pensiero sul tempo? Credevo che le interessasse la mia pittura, o chessò, qualche curiosità sui miei amori promiscui, sui tradimenti di Panson, o tutto quello che dopo si è detto di me e della mia vita, credevo che volesse la versione originale…
– A dire il vero, non è questo che mi interessa di lei, signora Kahlo…
– Chiedere a me della musica e del tempo, e magari mi farà pure parlare di politica…
– No, la politica se non le dispiace è un argomento che ho riservato ad altre… il tempo, cos’è stato per lei il tempo?
– Vede, querido, lo sbaglio sta tutto nell’unità di misura…
– …vuole dire del tempo, vero?
– Sì, del tempo, del tempo! quello che sto perdendo con lei che mi interrompe di continuo…o quello che sto perdendo io che mi perdo dietro alle sue interruzioni…in fondo, a pensarci su, la mia vita è stata una continua interruzione…
– Mi scusi, signora Kahlo, ma con lei mi perdo… no, non il tempo, anzi, quello trascorso con lei non è mai perduto, ma neanche l’altro, voglio dire, non tendo a perderlo il tempo, anzi tendo a gremirlo più che posso… come una specie di horror vacui, non riesco a vivere un tempo vuoto, mi capisce? anche se mi capita spesso di non riuscire nemmeno a prenderlo, voglio dire il tempo, spesso mi capita di viverlo il tempo mentre lui se ne va da un’altra parte, distante, infinitamente distante dalla mia… non so se a lei è mai capitato… comunque, mi scusi se la incalzo con le mie domande ma quello che volevo dire è che con lei mi perdo il filo del discorso: il suo tumulto di pensieri, voglio dire, ecco è difficile da tenergli dietro…
– Ripeto, querido, l’unità di misura non è quella del tempo, almeno per me, per quella che è stata la mia vita. Il tempo per me non è stata successione, consequenza di giorno e di notte e viceversa, per me il tempo ha avuto un peso: non passava, mi si macignava addosso. Ho sempre sentito il peso del tempo…
– …oh, signora Kahlo, ma sa che ho la stessa sensazione anch’io?…
-…lei, querido, recide il filo dei miei pensieri con le sue osservazioni: non li ha visti i miei quadri? non c’è mai un tratto, una vampa di pennello, un colore, una figura, che non abbia un peso, peso capisce? … forte, continuo, denso, come il tempo…
–   …a me piacciono tanto i suoi dipinti, signora Kahlo, proprio per questo…
– …si scordi di avere l’esclusiva. I miei quadri sono di tutti. L’arte è del popolo, altrimenti non ha motivo di essere…
– …lo so, lei è una delle artiste più acclamate, per questo ho deciso di intervistarla…
– …querido, il suo entusiasmo quasi infantile mi porta a perdonarle questo suo maleducato altercare…
– …mi scusi, ma io adoro la sua pittura: dentro, ci trovo un tempo…non so come dire… ehm… cannibale… ecco…fagocitante…un tempo che si ciba della nostra vita, come se, per poter crescere, avesse bisogno di nutrirsi di noi…
– …eccome se il tempo non mi ha mangiata! ero il suo pasto principale!…con me si è fatto proprio grasso!…
– …ah, sapevo di aver visto bene!… quintali, tonnellate di tempo si abbattono su quelle tele, le schiacciano, immobilizzano le figure…il peso del tempo che non si muove…
– … in quel letto, già, il peso del tempo che non si muove mentre io, invece, non vedevo l’ora che finisse…


– Signora Kahlo, adesso che abbiamo scoperto questa affinità, insomma, questa coincidenza di pensiero, questo unisono, posso confessarle una cosa?…

– …Ay, Dios, què pasa! adesso siamo alle confidenze tra amiche…
– …oh, che onore, essere già considerato suo amico…ma, tornando al tempo, sa, al pubblico della radio interessa poco dei nostri convenevoli, magari dopo l’intervista… sento che il tempo oltre al peso è fatto di un’altra sostanza: l’evidenza. È come se il tempo si portasse dietro una specie di chiarore, che mentre scorre si apre e si rischiara e si illumina sempre di più, anche quando passa senza la nostra colpevolezza, in modo da essere più nitido, in modo da capirlo meglio. Il tempo ha una pesante evidenza: la nostra impossibilità…
-…la luce del tempo, quella che ti accieca tanto è bianca, quella che non puoi fare a meno di vedere, che non serve chiudere le finestre, quella che non si spegne mai, quella che non si sbaglia, quella che sta sempre accesa, anche quando dormi, o cerchi di farlo mentre ti lancinano persino le lenzuola, quella che abbacina la tua inesorabilità, quella che non sta negli angoli o sotto il letto, quella che si prende tutta la stanza, la casa, la vita…
– …ecco, appunto, ho trovato questa luce del tempo nei suoi dipinti, signora Kahlo, e mi sono detto: la Kahlo è l’unica che riesce a rendere la luce del tempo e ad impastarci il suo peso…nessun altro ci è riuscito, Frida, capisce?…oh, mi scusi l’ho chiamata per nome, ma glielo ho detto è come se la conoscessi da sempre, voglio dire… i suoi quadri la svelano, “ mi” svelano… Chiunque avrebbe disperato: in fondo peso e luce sembrano contraddirsi: la luce eterea, svaporante, svanente, che c’entra col peso? e il peso uno se lo immagina buio, tetro, ingombrante, cioè che toglie luce, che sotto il suo peso appunto scompare…
-…la luce del tempo…il peso del tempo…: le ho vissute entrambi, le ho sentite entrambi, so cosa significano. Non so se sono riuscita a dipingerle, forse sono state loro a dipingere me, o meglio, a scolpirmi, a scavarmi, a rompermi e ad aggiustarmi, a incombermi e ad abbandonarmi, a darmi vita e a togliermela…
– …il tempo, però, Frida, …che bel nome! mi consenti di usarlo, vero…il tempo, dicevo, ha una terza prerogativa: il rigore…
-…che ti stringe come una morsa, ti attanaglia, ti abbranca, ti morde… come quel corsetto che si prendeva il mio respiro, il mio palpito, …
-…la logica del tempo quella che tira le somme, trae le conseguenze, deduce esiti, ricava, definisce, determina, causa, trasforma, e noi dentro che nel frattempo crediamo di viverci quando invece è lui che ci vive e non ci dà scampo. Peso, luce e rigore: nessuno di questa trina sostanza del tempo è dalla nostra parte. E, ogni giorno che passa, noi lo sappiamo con sempre più peso, luce e rigore. E ci muore…

 

– Qual è il quadro che ti piace di più, querido?…
– Autoritratto con vestito di velluto, forse uno dei primi…
– Non le piace il dolore, vero? … eppure, già lì c’è tanto sangue…
– …vuole dire rosso?…
– …sì, rosso… rosso come il sangue…il velluto è denso come il sangue, così pieno di piastrine, così pastoso, con quell’odore ghiaccio di metallo chirurgico…
– a chi piace il dolore?…
– …scannata…come gli agnelli, non ricordo più quante volte, e comunque ormai che importa? … io ingoiavo dolore ogni giorno e ogni notte della mia vita, lo sa vero?…
– ma di quel dipinto non mi colpisce il vestito, voglio dire lo guardo e so che lei, insomma che tu, avevi bisogno di quel rosso di tenebra, di quell’incendio, di quello scolo di tannino, e di quel nero, della pece di quel buio da cui emergi, che si confonde colla china dei suoi…tuoi capelli…se non ci fosse quell’accenno di piccole onde verdi di mare, quel nero sarebbe assoluto, sarebbe il colore del tempo…
– il mio rosso e il mio nero non saranno più così sereni, tranquilli, in pace con le mie membra come in quel quadro…
– appunto! non sembra nemmeno suo..tuo.. e comunque, capisco, li ho visti gli altri, voglio dirti che quando guardo quel quadro io vedo quella mano, solo la mano…non ho capito nulla della tua arte, vero?
– …quella mano non prende, non mostra, non sceglie, non tiene, quella mano sta, è quieta, apre appena le dita, allungate verso un oriente ignoto, si porge ad un minuetto, ad un pliè, all’inchino di un amante perduto, quella mano dirige lo sguardo, allontana verso un punto altro, fuori, quella mano indica un altrove, con una fiducia pura, piccirilla…
– …la sua mano destra, quella del pennello, del colore, la mano che pitta…
– …la mano che m’inganna e che non può andare in nessun posto se non su una tela bianca e feroce…
– …ma è una mano sublime, una mano che incanta la gente per quello che ha saputo creare, una mano rara, Frida quasi lo avverte quando la dipinge, sa che è quella mano leggera che riuscirà a fermare il tempo, il suo peso, il peso di quel corpo lazzariato…( no, non in siciliano) voglio dire Lazzaro…signora Kahlo…Frida… dov’è ?…dove sei?…non ho ancora finito…non mi ha ancora detto se le piace Brahms….

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