Leva finanziaria

La leva finanziaria é un quoziente di indebitamento. Illustra la struttura delle fonti di finanziamento di una impresa o di un investimento. Più é alta la presenza di capitale di prestito rispetto al capitale proprio, più alta sarà la leva finanziaria. Ma un’alta leva finanziaria può essere un’arma a doppio taglio; é ciò che chiamiamo effetto leva. Aumenta la redditività del capitale proprio in presenza di bassi oneri finanziari, ma la riduce drasticamente se quegli oneri sono particolarmente elevati. Quest’effetto illustra un elementare principio secondo il quale più si riesce a fare un’operazione di investimento con mezzi altrui, più forte sarà la redditività dell’impiego di mezzi propri. Il problema é che questo effetto opera anche in negativo, ossia accresce la redditività negativa dei mezzi propri quando l’investimento non va bene. Detto in termini ancora più semplici: fare un investimento con i soldi degli altri va bene se l’investimento funziona; altrimenti l’insuccesso ricade interamente su chi ha fatto l’investimento. Ciò dunque consiglia prudenza: occorre bilanciare i vantaggi della leva finanziaria con i suoi rischi.

Ma non é solo un problema di chi investe mezzi propri. A volte l’insuccesso del l’investimento potrebbe essere così significativo da spazzare via per intero i mezzi propri e lasciare ancora qualcosa da pagare. In questo caso l’insuccesso di un investimento ricade inevitabilmente ed almeno in qualche misura su soggetti diversi da quelli che hanno avviato l’investimento. Ciò accade quando una impresa o una banca hanno una struttura patrimoniale troppo sbilanciata verso il capitale di terzi; in questi casi, quando il risultato della gestione é insoddisfacente o il capitale di terzi é troppo oneroso, é possibile che i mezzi propri non riescano ad assorbire le perdite connesse a queste circostanze. É quello il momento in cui a pagare saranno i creditori o i fornitori delle imprese.

Non é difficile ravvisare in questo racconto i fatti degli ultimi anni. La debole struttura patrimoniale del sistema bancario statunitense non ha retto all’impatto di una fase economica critica scaricando sul resto dell’economia i costi di quella crisi. Una struttura patrimoniale più solida, ossia una leva finanziaria più bassa, avrebbe consentito di assorbire l’impatto con maggiore efficacia. In molti casi quell’impatto é stato assorbito dallo stato che é intervenuto per ricoprire le perdite delle banche. Ma ciò significa scaricare sulla collettività i costi di un investimento o di una gestione sbagliata.

Anche nel nostro paese non sono mancati casi in cui le scelte sbagliate del management di imprese o banche si sono riversate sulla collettività. Spesso ciò é dovuto proprio ad una struttura patrimoniale debole, fondata più su capitale di terzi che su capitale proprio. Questa struttura crea una forte asimmetria. Privatizza i guadagni ma socializza le perdite. Finché gli investimenti hanno successo saranno solo i soggetti coinvolti in quel l’investimento a goderne i vantaggi. Ma se gli investimenti vanno male, per cattive valutazioni di mercato, per cattive scelte tecnologiche, o per spericolate operazioni finanziarie, saranno i lavoratori, i fornitori o i creditori di quelle imprese e di quelle banche a subirne le principali conseguenze. La leva finanziaria dunque non é solo un fatto di ingegneria finanziaria di scarso rilievo per la vita di una collettività. Rappresenta uno snodo assolutamente centrale al quale i governi e i cittadini dovrebbero prestare più attenzione.

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