Luciano Limena

Este, 7 gennaio 1948 – Catania, 11 dicembre 1970

Luciano Limena era un ragazzo timido, introverso, di poche parole, ma in campo era un terzino moderno, vigoroso, validissimo, tecnicamente dotato, ottimo controllo di palla e prontezza di riflessi, una volontà di ferro. Nato ad Este, in provincia di Padova, giunse a Catania nell’estate del 1968, dal Torino, col quale aveva vinto il campionato italiano primavera 1967.

Soprannominato “Cicci” (per via di qualche chiletto di troppo) da compagni e tifosi, esordì in rossazzurro a Perugia (0-0 in Serie B) e quell’anno collezionò 29 presenze. Molte squadre posero l’attenzione sul giovane terzino, in particolare il Verona di Garonzi che lo chiese esplicitamente, ma i dirigenti catanesi Gianni Mineo e Michele Giuffrida si opposero e puntarono forte su di lui per il successivo torneo cadetto.

La stagione 1969-70 si aprì con il cambio al vertice della società: a Marcoccio subentrò Massimino ed il nuovo presidente scelse Egizio Rubino come nuovo allenatore. Limena fu titolare inamovibile: giocò 37 partite, saltandone una soltanto (col Foggia), e siglò anche la sua prima rete in rossazzurro nel vittorioso successo per 1-0 a Bergamo, contro l’Atalanta.

Il Catania giunse al secondo posto e fu promosso in Serie A. Massimino, soddisfatto del suo forte difensore, ne concluse l’ingaggio a titolo definitivo, versando una trentina di milioni nelle casse del Torino.

In Serie A, dopo cinque presenze, Limena fu bloccato da una distorsione alla caviglia e non fu convocato per la trasferta di Bologna. Sabato 11 dicembre 1970 intorno alle 23.15, sulla curva che volge a sinistra dopo il ristorante “La Scogliera”, Luciano (probabilmente per la forte velocità con cui procedeva) perse il controllo della sua vettura, che sbandò sulla destra ed andò a schiantarsi contro gli scogli. Soccorso da due agenti della Stradale e trasportato al “Garibaldi”, ogni sforzo di rianimarlo fu vano. Morì così una grande promessa del calcio italiano, destinato a diventare certamente uno dei più grandi terzini di quel periodo.

La tragedia lasciò nello sgomento la squadra e l’intera città. I suoi funerali furono molto partecipati e la sua famiglia fu accolta con affetto e commozione. A Catania il suo ricordo è rimasto molto forte: si pensò di intitolargli una delle due curve ed un club a lui intitolato portò il suo nome in girò per l’Italia per molti anni.

A distanza di oltre quarant’anni, la tifoseria non ha esitato nel ricordarlo tra i 50 del murale, rendendo il giusto omaggio ad uno sfortunato ragazzo giunto al Sud con tante promesse e divenuto assoluto protagonista di una delle più belle pagine della storia rossazzurra.