Antonio Seveso

Bollate, 24 novembre 1933 – San Giovanni Valdarno, 18 giugno 2001

Nell’estate del 1953 serpeggiava malumore in casa Catania: i rossazzurri erano reduci dalla disfatta nello spareggio-promozione di Firenze col Legnano ed il povero portiere Narciso Soldan fu uno dei più criticati per aver giocato in condizioni fisiche precarie, aggravate dall’infortunio in campo che lo costrinsero a lasciare i compagni in 10. Malgrado questa sia stata l’unica macchia della sua carriera in rossazzurro, fu ceduto al Torino.

Per rimpiazzare il buon Narciso, si puntò su un giovane guardapali del Milan che aveva ben impressionato nel torneo di Viareggio: Antonio Seveso, non ancora ventenne. Non plateale negli interventi, mai eccessi di protagonismo, era un giocatore pulito ed ordinato, che cercava sempre di mantenere la porta inviolata senza strafare.

Intanto, il presidente Arturo Michisanti passò la mano al dottor Giuseppe Rizzo, fomentando la voglia di riscatto della piazza. Fu allestita una grande squadra che, guidata da mister Piero Andreoli, condusse una marcia trionfale, vincendo il campionato e venendo promossa per la prima volta in Serie A. I rossazzurri ebbero il miglior attacco ed una delle migliori difese del torneo cadetto, con Seveso quasi impenetrabile nelle 29 partite disputate (appena 29 gol subiti).

L’anno successivo, per il torneo di Serie A, si decise di puntare su un portiere di comprovata esperienza in massima categoria: Ezio Bardelli dal Como, anch’esso già passato tra le file del Milan. A Seveso toccò la panchina in condominio con Pattini e riuscì a racimolare appena 2 presenze (nelle due sconfitte contro Fiorentina e Novara).

La squadra si salvò, ma a fine torneo venne coinvolta in una storia di “giacchette nere accomodanti”: si scoprì che alcuni incontri arbitrati dal signor Scaramella di Roma erano stati addomesticati previo compenso all’arbitro. Il Catania fu condannato e retrocesso a tavolino in B.

Nella stagione 1955-56, Seveso “scompave” dalla rosa dei rossazzurri, per ritornare a “timbrare il cartellino” solo nelle ultime due partite del campionato successivo, quando a Modena il Catania perse al fotofinish la possibilità di tornare in Serie A.

Nelle stagioni 1957-58 e 1958-59, Seveso tornò titolare fisso della porta rossazzurra (scalzando Giovanni Menozzi), disputando ben 60 partite.

Nel 1959-60, il nuovo massimo dirigente etneo Ignazio Marcoccio (commissario straordinario della società) portò in rossazzurro un nuovo estremo difensore: Giuseppe Gaspari, proveniente dal Livorno. Tuttavia, dopo le prime due partite, mister Carmelo Di Bella decise di ridar fiducia a Seveso; purtroppo Antonio era ormai nella sua fase calante ed il Catania, avanti 2-0 in casa col Lecco, si fece rimontare non senza colpe del portiere. “Non voglio rovinare la squadre con le stupidaggini che combino in campo… per me non c’è più posto nel calcio pertanto ho deciso di ritirarmi”. Con questo amaro commento, Antonio Seveso concluse così la sua lunga e laboriosa avventura al servizio della squadra rossazzurra, dopo 94 presenze.

Eppure, quella presenza del 4 ottobre 1959 permise ad Antonio di stabilire un record tuttora imbattuto, che lo colloca a pieno titolo tra i grandi nella storia rossazzurra: è l’unico giocatore ad aver fatto parte della rosa in due promozioni in Serie A col Catania. Morì nel giugno del 2001.