Gol Gol Gol!!!

«Pallone entra quando Dio vuole». Vujadin Boskov

Il gol è l’apoteosi del calcio, genera entusiasmi e delusioni, isterismi gioiosi e rabbiose imprecazioni, sogni di gloria e terribili paure. Ancor più che la vittoria è il momento del gol ad emozionare, forse perché non ancora definitivo, perché fa sperare nel trionfo senza far scomparire la tensione, una scarica di adrenalina che si attende durante tutta la partita che non è altro se non un climax verso il gol.

Esistono tanti modi di segnare ma, va da sé, non sono tutti uguali, perché il gol è un atto emotivo ed estetico in cui quello che conta sul momento è il risultato (ovvero la palla che entra in porta), ma ciò che lo eleva a gesto estetico è la forma.
Infinito è il dibattito sul gol più bello di sempre, e le opinioni sono svariate e, più o meno, tutte valide. Certo conta anche la partita nella quale si segna, proprio perché si tratta di un fatto emotivo non è paragonabile un gol realizzato durante una partita di un mondiale rispetto ad una di un campionato di una serie minore.
Io ne ho scelti due, per motivi opposti e limitando la ricerca alle partite dei mondiali.

Il primo è il gol segnato da Carlos Alberto nella finale giocata contro l’Italia ai mondiali di Messico ’70. Gli azzurri sono già sotto nel punteggio e attaccano sulla fascia, i brasiliani però riconquistano il pallone e cominciano a passarselo in difesa fin quando ne prende il possesso Everaldo.
Everaldo fra tutti i suoi compagni è forse quello meno dotato tecnicamente, eppure in lui scatta qualcosa di speciale, e come se volesse rivendicare la sua brasilianità comincia a dribblare tutti a centrocampo per poi passare a Rivelino che prolunga sulla sua fascia verso Jairzinho, e da lui a Pelè. O Rei stoppa il pallone e con calma lo spedisce dentro l’area dove non c’è nessuno, all’improvviso però irrompe Carlos Alberto che partendo dalla sua area si era fatto di corsa tutto il campo. Colpisce il pallone di prima intenzione, con l’esterno destro a incrociare, e fa gol.
Un gol bellissimo, spettacolare, epico. Epico perché corale, perché il calcio è un gioco di squadra e in quell’azione praticamente tutti i brasiliani hanno toccato il pallone. Epico perché senza sbavature, perfetto, gli avversari non hanno mai sfiorato la palla. Epico perché segnato al portiere più forte del mondo in una finale mondiale. Epico perché è il gol della definitiva affermazione del Brasile sul tetto del mondo, il gol che permetterà ai verdeoro e ai brasiliani tutti di tenere la coppa Rimet. Epico perché è la perfetta immagine di un calcio gioioso e libero, la perfetta immagine del popolo brasiliano.

Il secondo è quello segnato da Maradona al mondiale di Messico ’86 contro l’Inghilterra, ma non quello che tutti (o quasi) giudicano il gol più bello di sempre, no: quello segnato con la mano.
Perché quel gol è la santificazione di un uomo da parte del suo paese, che in lui si riunisce e convoglia tutte le sue speranze di rivalsa contro l’aggressore colonialista. Perché quel gol è assolutamente irripetibile, non si ripresenteranno mai più le stesse condizioni fra due nazioni che disputano una partita di calcio, risolta da un genio. E soprattutto perché nel calcio si segna con i piedi, la testa, il petto ma non con la mano. Maradona sì però, Maradona ha segnato con la mano: la Mano de Dios.

 

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